La respirazione nella pratica dello Yoga

Nov 18, 2011 | Appunti di yoga

Analizzeremo la respirazione nella pratica dello Yoga e i motivi che la rendono uno dei cardini di questa straordinaria disciplina, al fine di essere spunto per alcune riflessioni e/o eventualmente chiarire alcuni dubbi.

 

 LA RESPIRAZIONE

Processo assolutamente indispensabile alla vita di ognuno di noi

Assolutamente involontario perché impossibile sospenderla volontariamente

Regolato dal sistema nervoso centrale con sistema feedback – grazie ai chemio barocettori nel sangue che rilevano l’aumento della pressione parziale della anidride carbonica, la diminuzione della pressione parziale d dell’ossigeno e il ph. ematico quando aumenta la PCo2(pressione parziale dell’anidride carbonica) – partono impulsi per i centri midollari del respiro che attivano i muscoli inspiratori, i quali, contraendosi, fanno aumentare il volume della cavità toracica, che, tramite  le pleure,  aderisce  ai polmoni che espandendosi causano una depressione che consente di far penetrare aria dalle vie espiratorie superiori fino agli alveoli polmonari, dove di fatto avviene lo scambio gassoso attraverso i capillari che “prendono” ossigeno e “cedono” anidride carbonica.

La differenza pressoria sopracitata è presente anche nella cavità addominale. Questo fa accelerare il ritorno venoso garantendo, tramite il piccolo circolo (cuore -polmoni), un abbondante flusso di sangue venoso agli alveoli.

Quindi la respirazione consiste in una fase inspiratoria  durante la quale “si incamera” aria fresca e una fase espiratoria durante la quale “si espelle” aria “viziata”.

 

  • La quantità di aria ventilata in un normale atto respiratorio prende il nome di volume corrente
  •  La quantità di aria inspirata forzando l’atto finale inspiratorio, prende il nome di  volume riserva inspiratorio
  •  La quantità di aria espirata forzando l’atto finale espiratorio, prende il nome di  volume riserva espiratorio
  •  La somma dei tre volumi rappresenta la capacità vitale
  •  La capacità vitale sommata all’aria che rimane sempre nei polmoni e che prende il nome di “volume residuo” dà la capacità polmonare totale.

 

In una situazione di maggior richiesta di ossigeno (sforzo o nel nostro specifico caso un Asana che richieda appunto questo) aumenta prima il volume corrente poi il numero degli atti respiratori che però si stabilizza mentre il volume corrente cresce ulteriormente. La frequenza è il numero di atti respiratori che si effettuano in un minuto e in condizioni normali sono in media 14-15.

 

 MUSCOLI DELLA RESPIRAZIONE

 Si dividono in:

 

Muscoli inspiratori (che elevano le costole e lo sterno):

Muscoli espiratori (che abbassano le costole e lo sterno) a loro volta si dividono in:

Principali

Accessori

 

 

Tralasciando le patologie, elenchiamo alcune tipologie di respirazione suddivise per soggetto:

 

  • Nella donna, per conformazione, la respirazione è prevalentemente di tipo costale superiore
  •  Nel bambino,  per ipotonia, è prevalentemente addominale
  •  Nell’ uomo è di tipo misto costale superiore e inferiore
  •  Nell’anziano, per ipotonia muscolare diffusa e  per cifosi dorsale accentuata, le coste superiori rimangono bloccate quindi la respirazione diventa prevalentemente costale inferiore o addirittura addominale

 

Quello che interessa è che, evidentemente, nel momento in cui l’espansione toracica non è completa e si limita, ad esempio, solo in basso, anche i polmoni – che ricordiamo sono intimamente collegati dai foglietti delle pleure alla struttura toracica – si espanderanno solo in basso, quindi i lobi superiori ventileranno poco  riducendo  l’ efficacia degli scambi gassosi. Stessa cosa dicasi, ad esempio, nella posizione supina dove il diaframma svolge con difficoltà la sua funzione per la risalita dei visceri addominali causando una diminuzione del volume corrente.

 

COME FACCIAMO A CONNETTERE QUESTO SAPERE OCCIDENTALE

CON LO STRAORDINARIO SAPERE ORIENTALE?

 

Molto semplice, praticando quella incredibile disciplina, assolutamente fisica ma assolutamente mentale, che è lo Yoga. Il respiro da letteralmente vita al nostro corpo. Il respiro da vita agli Asana aumentando la consapevolezza di quello che stiamo facendo. L’obbiettivo è quello di coordinare il movimento e la respirazione, che, attraverso una pratica continua, dovranno diventare una unica azione.

Molto spontaneamente esistono movimenti che aprono durante i quali risulterà, oltre che naturale, efficace inspirare; esistono altresì movimenti che chiudono facilitandone l’espiro. Invertendo i parametri, tale applicazione risulterà altamente allenante.

La concentrazione sul respiro ci aiuta a focalizzare l’attenzione, che non dovrebbe essere posta tanto alla prestazione fisica quanto ad un ascolto continuo e comodo all’interno del nostro Asana.

Durante la pratica una respirazione profonda indotta ci porterà ad avere maggior controllo su ciò che stiamo facendo.

Ad una fluidità dello scorrere del respiro corrisponderà una fluidità di movimento e di mantenimento (stirasukam)

Lo Yogi ricerca il controllo (ayama) dell’ energia (prana) potenziale dentro di sé e anche intorno a sé; il Pranayama, attraverso il respiro, controlla l’energia degli Asana praticati .

 

La pratica dello Yoga se non vissuta insieme al respiro non si può definire Yoga

 

Appunti di studio di Davide Lorini

 

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