Suryanamaskar

Mag 7, 2014 | Appunti di yoga

Questo articolo nasce dalla lettura di alcuni studi clinici che mi hanno spinto a scrivere il mio pensiero critico, più che altro dal punto di vista fisiologico, sul suryanamaskar.

suryanamaskar

COS’È SURYANAMASKAR?

Il termine sanscrito suryanamaskar significa “saluto al sole” ed è l’unione delle due parole:

  • Surya – sole 
  • Namaskar – saluto

È un saluto composto spesso da 12 asana, in quanto alcuni testi indicano essere 12 le posizioni in cui il sole si trova ad ogni ora della giornata, mentre altri fanno risalire il 12 al numero dei segni zodiacali. Dal termine namaskar discende namas che significa, inchinarsi, prostrarsi, in questo caso al sole. Spesso il numero della asana può variare a seconda delle scuole di provenienza o degli approcci al suryanamaskar.

Si può anche trovare l’espressione “suryanamaskar kriya”, laddove kriya identifica un movimento fluido e continuo all’interno della sequenza, un movimento unito al respiro capace di eliminare tutti i parassiti presenti nella nostra mente, che possono influenzare la nostra pratica.

In tutti i movimenti che eseguiamo durante una pratica kriya è indispensabile:

  • Sincronizzare il tempo di realizzazione del movimento con il tempo respiratorio
  • Percepire le fasi in cui entrambi gli elementi, movimento e respiro, si sospendono
  • Percepire che il movimento del corpo si realizza attraverso la nostra capacità respiratoria: il respiro diventa la guida
  • Percepire che il movimento dovrà iniziare nell’istante in cui inizia la respirazione (inspirazione o espirazione) e terminare al compimento del gesto (asana)
  • Percepire che questo ritmo, respiro – movimento, diventa autoregolato dalla nostra capacità percettiva dei due elementi

L’approccio alla pratica, secondo le scuole di pensiero e di filosofia, può essere eseguito con due principi, “lento” o “veloce”.

  • Lento, associando sempre ad ogni asana una sola respirazione durante la fase attiva: l’espirazione
  • Veloce, associando ad ogni asana una sua propria respirazione durante le fasi del saluto: l’inspirazione durante i gesti in cui ci si estende o espande e l’espirazione durante i gesti in cui ci si flette o ci si deprime

GLI STUDI CLINICI

Rimanendo sul tema “lento o veloce” ho trovato questo significativo studio del 2011 pubblicato su Pubmed, intitolato “A comparative study of slow and fast suryanamaskar on physiological function”, dove 42 ragazzini dall’età compresa tra i 12-16 anni sono stati suddivisi in modo casuale in due gruppi da 21, un gruppo praticava suryanamaskar lento e l’altro suryanamaskar veloce (suryanamaskar kriya). Dopo 6 mesi di pratica, questi i risultati:

  • Nel gruppo praticante il metodo lento si è vista una netta riduzione della pressione diastolica, mentre nel gruppo praticante il metodo veloce vi è stato un aumento significativo della pressione sistolica
  • Altro risultato ha evidenziato come la capacità di presa e di resistenza isometrica sia stata maggiore nel gruppo praticante il metodo veloce
  • A livello polmonare, test specifici hanno fatto rilevare un miglioramento in entrambi i gruppi, senza però evidenziare differenze sostanziali tra i due metodi

Il presente studio ha dimostrato come la pratica di suryanamaskar abbia numerosi effetti fisiologici positivi, come evidenziato dai:

Polmoni cuore

  • Cambiamenti nelle funzioni polmonari
  • Delle pressioni respiratorie
  • Dall’aumento della prensilità, forza e resistenza
  • Da un miglioramento dei parametri cardiovascolari a riposo

 

 

 

 

Ha inoltre evidenziato che gli effetti della pratica di suryanamaskar veloce siano simili a quelli di un esercizio fisico di tipo aerobico con maggiore resistenza muscolare e potenza, mentre gli effetti di suryanamaskar lento siano simili a quelli della “progettualità” yogica.

Ragionando sulla lettura dello studio e sulla fisiologia di ogni essere vivente, credo che entrambi i metodi abbiano una loro specifica valenza su di una specifica richiesta e necessità personale. Sarà compito dell’insegnante valutare il più adatto ad ogni singolo allievo per evitare che l’effetto della pratica possa accentuare uno stato patologico sopito. Cosa che purtroppo spesso accade e allontana erroneamente le persone dalla pratica yogica in generale, non solo di suryanamaskar.

Altro studio molto significativo, sempre dello stesso autore e pubblicato sempre su Pubmed, intitolato Immediate effects of Suryanamaskar on reaction time and heart rate in female volunteers”  ha valutato come la pratica del SuryaNamaskar possa avere degli effetti positivi sul Sistema Nervoso Centrale, sui tempi di reazione e sulla frequenza cardiaca.

Sono state valutate 21 donne praticanti il suddetto saluto e 19 donne non praticanti.

Su tutte le valutazioni vi è stato un incremento significativo dei parametri ai fini di una miglior frequenza cardiaca e di una miglior capacità di reazione sia visiva che reattiva, rispetto al gruppo dei non praticanti, confermando i dati del precedente studio.

Questo ovviamente lo pone come assoluta strategia “terapeutica” per stimolare le capacità neuromuscolari in applicazione a tanti fattori:

  • Traumatici
  • Riabilitativi
  • Propedeutici a qualsiasi tipo di attività sportiva
  • Emotivi

Anche in questo caso, ragionando da terapeuta manuale, penso che stimolare la capacità di autoguarigione, che il nostro corpo già possiede, attraverso la pratica yoga sia semplicemente una scelta intelligente.


Suryanamaskar

PERCHÉ SURYANAMASKAR FUNZIONA?

Vediamo ora di capire insieme, in modo il più possibile fisiologico, perché suryanamaskar funziona.

Vi sono numerosi fattori fisiologici e non, che evidenziano come suryanamaskar possa avere un effetto positivo, valutiamone due insieme:

Unicità energetica di Suryanamaskar

Ragioniamo un attimo sulla unicità energetica di suryanamaskar. Praticandolo, il corpo viene eccitato a livello energetico attraverso una sequenza ritmica e continua di asana. Per capire da dove provenga questa energia è bene sapere che ogni essere vivente e non, possiede le proprie caratteristiche o qualità energetiche materiali, chiamate in sanscrito “Guna”.

Tali qualità sono tre:

  • Tamas, che identifica uno stato di inerzia mentale. La persona in cui predomina TAMAS è spesso ottusa e materiale, non si relazione con dei piani più fini e spirituali, ragiona sul concreto e sul visibile
  • Rajas, che identifica uno stato di iperattività. La persona in cui predomina RAJAS vive una dinamica di vita duale, sentimentale e razionale. Spesso, per la sua frenesia duale, si crea delle sensazioni falsate della felicità, producendo agitazione e spreco di energia. Elemento dominante, irrequieto con spesso la mente agitata
  • Sattva, che identifica l’equilibrio. La persona in cui predomina SATTVA vive un ritmo di vita pacato e puro, ha forte propensione ad una ricerca spirituale, spesso molto introspettiva

Con queste qualità si manifestano tutte le specifiche corporee energetiche materiali di ognuno di noi, che non sono altro che le combinazioni (spesso mal miscelate) delle tre guna: alcune più tamasiche, altre più rajasiche e altre più sattviche.

In ogni fisiologia umana, abbiamo delle risposte concrete a quello appena descritto, pensando, in modo erroneo, di non poter avere il controllo su di esse. Attraverso lo yoga, e in questo caso praticando suryanamaskar, si può creare un controllo volontario su queste capacità involontarie della fisiologia umana, migliorandole in modo molto importante.

Unicità fisiologica di Suryanamaskar

La pratica di suryanamaskar provoca un aumento della capacità di attenzione alla coordinazione motoria e respiratoria, questi due punti cardine del saluto, fanno si che il Sistema Nervoso Simpatico sia profondamente eccitato e che ci sia, come effetto postumo, un segnale altamente energetico che si protrae durante la giornata.

Se analizziamo bene le varie asana che compongono il saluto (ne esistono alcune varianti, ma non è scopo di questo mio scritto prenderle in considerazione), molte di esse hanno una forte componente estensoria, soprattutto a livello della zona occipitale, zona ricca di nervi che hanno caratteristiche ben precise.

Soffermiamoci su uno dei nervi più importanti, coinvolti nell’effetto “attivante” di suryanamaskar, il nervo vago. Il nervo vago è il decimo dei dodici nervi craniali, ha in esso fibre somatiche e viscerali. È il più lungo dei nervi encefalici ed è di notevole importanza, in quanto porta un grosso contingente di fibre effettrici viscerali parasimpatiche che innervano la maggior parte dei visceri, del torace, della cavità addominale e delle strutture vascolari del collo.

Ha una grossa componente parasimpatica controllando quasi tutta la muscolatura liscia viscerale.

Regola svariate funzioni fisiologiche, proprio perché passa, e contatta stimolando nel suo percorso, diversi organi. Dal cranio, infatti, scende attraversando il collo, interessando trachea, laringe e faringe e il torace fino all’addome, andando quindi a regolare la funzionalità di tiroide, cuore, polmoni e organi dell‘apparato digerente, favorendo la produzione dei succhi gastrici, ivi compreso l’attività della colecisti.

Lo stesso, se sottoposto ad una compressione ed a una conseguente iper-stimolazione, può di riflesso causare una serie di disturbi a caduta, definiti come sindrome vagale, spesso di diversissima natura:

Schema nervo viscerale

  • Problemi digestivi
  • Nausee
  • Stati vertiginosi
  • Formicolio al capo e agli arti superiori
  • Cefalee
  • Stati di ansia
  • Tachicardie
  • Problemi tiroidei

 

 

 

 

Ma allo stesso modo, se giustamente stimolato, può sortire gli esatti effetti opposti al suo stato disfunzionale, creando appunto un effetto “adrenalinico” positivo che permane nella giornata andando ad attivare tutti gli organi che innerva e stimola.

Suryanamaskar risulta essere anche un esercizio cardiovascolare molto efficace. A volte, non conoscendo lo yoga (in questo caso la pratica di suryanamaskar) e tutto il suo valore, si pensa che esso non fornisca un’adeguata stimolazione cardiovascolare, oppure si pensa l’esatto opposto. In questo caso suryanamaskar ha notevoli benefici cardiovascolari, come evidenziato sopra, creando, attraverso un continuo stimolo neuromuscolare, una costante e ripetuta variabilità di lunghezza muscolare durante la pratica, riducendo, nel contempo, la probabilità di lesioni tipicamente osservate in altre forme di attività aerobica.

Inoltre:

  • Aiuta a normalizzare e sincronizzare la respirazione rispetto al movimento, cosa molto complessa quando si è all’inizio di un percorso yogico e non solo
  • Aumenta la percezione corporea per il fatto che, attraverso lo stimolo che crea, evoca sensazioni ed evidenze molto forti e chiare
  • Aumenta la consapevolezza corporea attraverso la sua ripetitività. La mente si svuota dal negativo per riempirsi del positivo
  • Stimola in modo assoluto tutti gli organi interni “ricollocandoli” nel loro status originario, creando appunto una migliore funzionalità fisiologica
  • Ha ovviamente effetti benefici per la schiena, anche se, come detto prima, l’insegnante dovrà valutare bene come proporre la sequenza a chi possa avere o meno patologie del rachide
  • Ha effetti molto significativi, come visto negli studi presi in considerazione, sul sistema cardiaco, sul Sistema Nervoso Centrale e sul Sistema Nervoso Autonomo, ed è per questo che, per evitare effetti opposti, anche in questo caso sarebbe bene valutare cosa e come proporre alcune asana

IL MIO PARERE

Non penso si possano esprimere particolari punti di vista sulla fisiologia e sugli studi clinici sopra menzionati. Credo che ci debba essere solo la capacità, e direi anche necessità, di unire due elementi molto importanti che contraddistinguono la pratica dello yoga, in questo caso di suryanamaskar: l’aspetto energetico e l’aspetto fisiologico.

UNIRE è, in fondo, il significato madre della parola YOGA, quindi cercare di andare oltre a dogmi e dettami – che a volte possono danneggiare non solo chi pratica, ma anche lo yoga stesso – credo che possa senz’altro far bene sia allo yoga che a chi lo pratica.

Gaetano Zanni

 

 

 

 

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