Postura e gravità

Feb 15, 2010 | Yoga da leggere

POSTURA E GRAVITÀ: COME IL NOSTRO CORPO DIALOGA CON LO SPAZIO
Dalle prime manifestazioni di vita animale fino alla conquista, da parte dell’uomo, della stazione eretta la Natura ha dovuto affrontare molti problemi e le soluzioni inventate per risolverli ci stupiscono per la  creatività  con cui sono state architettate.
Primo fra tutti quello di contrastare la forza di gravità che “richiama” il corpo verso il basso.
Nel regno animale acquatico, a causa della spinta idrostatica dell’acqua, la spina dorsale dei pesci non deve compiere nessun lavoro di sostegno Nel regno animale terrestre, al contrario, i vertebrati  sono costretti a  sostenere il peso del loro corpo per contrastare la forza di gravità. I quadrupedi possono distribuire questo carico su quattro zampe e ciò determina una certa stabilità in quanto la superficie di sostegno è ampia ed il centro di gravità è relativamente basso. I bipedi hanno dovuto trovare una soluzione in quanto la superficie di sostegno è ridotta e il centro di gravità mediamente alto.
Da quadrupede a bipede… sembra facile, ma….
Tale evoluzione è molto interessante: si trattava di posizionare sulla verticale tutti i segmenti corporei mantenendone inalterata la funzionalità e l’efficienza, anzi sfruttando a pieno le potenzialità di ciascun organo ed apparato.
Ad un primo sguardo può sembrare un problema di facile soluzione, ma, analizzandone i dettagli, ci si rende conto della complessità e della strategia geniale con cui, disinvoltamente, il nostro organismo ci permette di rimanere in piedi o di camminare, senza parlare poi della corsa o di esibizioni atletico sportive.
Gli organismi viventi sono costantemente sottoposti alla forza di gravità ed alla forza centrifuga e l’intero sistema motorio è organizzato per contrastare gli effetti di tale forza, sia quando siano immobili sia quando svolgano una qualsiasi attività.
In termini puramente fisiologici la postura va intesa come l’insieme dei meccanismi che, secondo criteri quali la minimizzazione del consumo energetico e la massimizzazione della velocità della forza e della precisione di un movimento, contribuiscono alla realizzazione di azioni biologicamente efficaci.
La postura, quindi, è l’atteggiamento somatico caratteristico della specie, attinente al corpo nel suo insieme, diverso nelle diverse condizioni  e risultante da complessi meccanismi di correlazione ed integrazione neuromuscolare di impulsi provenienti dalla periferia, elaborati ed interpretati dal Sistema Nervoso Centrale, attuati infine da tutto il soma.
L’espressione ” controllo posturale ” si riferisce all’insieme dei processi statici e dinamici che condizionano la disposizione del corpo nello spazio e quella delle sue parti mobili, le une in rapporto alle altre, con conservazione della specifica orientazione rispetto alla gravità.  Sir Charles Sherrington è stato uno dei neurofisiologi che maggiormente ha contribuito alla comprensione delle più importanti relazioni neuromuscolari che permettono il mantenimento della postura. Sosteneva che:
“La stazione eretta è una risposta posturale estesa e composita, nella cui attuazione è di importanza fondamentale la contrazione dei muscoli antigravitari che controbilanciano il peso del corpo, che altrimenti, flettendo le articolazioni, provocherebbe la caduta a terra”. Questa contrazione, essendo spesso involontaria, si adatta alle nostre posture quotidiane creando un iniziale adattamento che nel tempo si tramuta in un compenso per poi finire in una “fissità” che spesso è portatrice di eventi quali dolore, fastidio, impotenza funzionale. Per cercare di modificare questo stato è necessario una conoscenza e una rivalutazione globale della nostra postura, riproponendo uno schema che sia il più possibile vicino a quello fisiologico del nostro corpo.

Questo apparente controsenso “stabilità contro mobilità”  è stato risolto mediante una struttura a strati in cui dischi intervertebrali mobili ed elastici, si alternano a vertebre rigide; vertebre e dischi, uniti da muscoli e legamenti, costituiscono articolazioni raffinate ed efficienti che, se ben utilizzate, danno sia stabilità che mobilità.
La colonna vertebrale vista frontalmente risulta diritta mentre, vista di lato, è composta da curve fisiologiche che hanno specifiche funzioni e definizioni. Tale architettura si è evoluta in funzione delle masse corporee e dei loro centri di equilibrio in modo che tutti i centri di gravità delle singole parti del corpo si trovino sulla stessa linea. Infatti il corpo umano è relativamente simmetrico visto di fronte ma decisamente asimmetrico visto di lato.

Il corpo semplificato
È interessante capire in modo semplice cosa sia il nostro corpo per poterlo conoscere e per poter affrontare insieme a lui tutto ciò che ad esso può accadere. Abbiamo detto che la colonna vertebrale ha delle curve fisiologiche. Cercherò ora di definirle in modo semplificato valutando una visione di lato della stessa.
Partiamo dalla testa di forma convessa, elemento o semplicemente “contenitore”, molto importante in quanto accoglie al suo interno il “motore” del nostro corpo, il cervello, e parte dei recettori più importanti (acustici, vestibolari e visivi). La testa, per permetterci di guardare avanti senza grandi sforzi muscolari, deve stare liberamente in equilibrio sulla colonna vertebrale cervicale. Per questa ragione la zona del collo presenta una leggera curvatura concava definita lordosi cervicale che, come tutte le lordosi, funge appunto da componente ammortizzante nei confronti della forza di gravità. Essendo il collo la zona più distante rispetto al terreno sarà sempre la prima che dovrà attuare strategie difensive nei confronti della gravità.
La curva convessa che segue scendendo verso il basso è definita cifosi dorsale ed è necessaria per la formazione dello spazio toracico. Funge da “contenitore“ per l’apparato respiratorio e cardiaco. Come ogni curva di cifosi protegge e gestisce gli organi che si trovano all’interno di essa.
La curva concava che segue, definita lordosi lombare, ha la funzione di riportare in equilibrio i pesi delle varie parti del corpo ammortizzando il tutto attraverso la sua posizione nello spazio. È colei la quale supporta, ai fini del carico, il maggior lavoro del nostro corpo sempre in relazione con la forza di gravità.

Quindi, l’evoluzione da quadrupede a bipede ha per noi messo in atto delle conseguenze:

➢    Dobbiamo portare noi stessi il peso del nostro corpo
➢    Stiamo malfermi su due piedi
➢    Dialoghiamo continuamente con la forza di gravità

Dobbiamo portare noi stessi il peso del nostro corpo
La muscolatura, quando la postura è ideale ovvero quando i centri di gravità dei singoli segmenti corporei sono allineati sulla verticale del nostro baricentro, produce uno sforzo minimo per assicurare il portamento. Deviazioni da questa posizione ideale provocano un aggravio di peso per la muscolatura, per i dischi intervertebrali, per i legamenti che avvolgono e sostengono la colonna vertebrale creando dei carichi anomali che si identificano in stati tensivi e di affaticamento. Viviamo, se così si può dire, in una quotidiana lotta contro la gravità.

Stiamo malfermi su due gambe
La nostra posizione eretta è garantita dal lavoro attivo della muscolatura che è costituita da numerose fibre muscolari attivate da impulsi nervosi. Il nostro cervello è in costante comunicazione con il resto del corpo  col il quale scambia messaggi ed informazioni. Sulla base di queste informazioni i centri nervosi deputati ai movimenti involontari adattano continuamente la postura del corpo in modo  da mantenerlo in equilibrio. E non è cosa facile se si pensa  che il corpo dell’uomo è considerato un “pendolo invertito” che oscilla intorno alle caviglie!

Dialoghiamo con la gravità
Le recenti esperienze dei cosmonauti nei voli spaziali ci hanno permesso di evidenziare come la gravità sia la forza esterna fondamentale per la regolazione del controllo posturale. In sua assenza infatti vi sono atteggiamenti posturali nettamente diversi da quelli abituali. Non solo, quindi, in lotta contro la gravità ma in piedi grazie ad essa! Imparare a gestire la propria postura significa, quindi, imparare a sfruttare la forza che ci viene dalla gravità, a dominarla invece che esserne dominati.

Namaste
Gaetano Zanni

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