Vorrei utilizzare questo mio post, avendo come spunto l’articolo pubblicato di recente sul mio sito, per una breve riflessione su base scientifica, attraverso i principi in cui la memoria vive e si
esprime nel nostro corpo, e di come certe attività motorie di origine cognitivo comportamentali possono stimolarla, accrescendo alcune potenzialità in noi innate. In neuroscienza e in psicologia, la memoria viene definita come la capacità del cervello di conservare informazioni. Quindi, classificando la memoria in termini di “tipo di informazione”, possiamo distinguere quattro fasi principali della elaborazione della stessa.
1. Codificazione: processo con il quale si concentra l’attenzione su informazioni nuove che vengono analizzate appena le si percepisce. Dall’efficienza della codificazione (attenzione e motivazione) dipende quanto bene sarà conservata la traccia mnemonica
2. Consolidamento: quei processi di modifica delle nozioni appena acquisite, ma ancora temporanee, in modo da renderli più stabili e di lunga durata.
3. Conservazione: riguarda i meccanismi ed i siti in cui la memoria viene mantenuta per lungo tempo. Tale capacità di conservazione sembra illimitata
4. Recupero: quei processi che consentono di richiamare alla mente un ricordo. E la fase di ricostruzione di tutte le distinte informazioni, riguardanti un soggetto, che sono state “archiviate” in zone diverse del nostro cervello.
Vari tipi di memoria
Esistono numerosi modi di classificare i vari tipi di memoria, divisi per ambiti e specializzazioni, anche se naturalmente intrecciati tra loro.
1. Memoria Esplicita
È molto duttile, essa si divide in:
• Episodica, riguarda eventi ed esperienze personali
• Semantica, riguarda la conoscenza di fatti e nozioni
Per esempio, il ricordo della trama di un film riguarda la memoria episodica, mentre ricordarsi il nome dei personaggi dello stesso film riguarda la memoria semantica.
2. Memoria Implicita o Procedurale
Il concetto di memoria implicita concerne l’acquisizione e la messa in opera di comportamenti appresi (andare in bicicletta, guidare l’auto ecc), ma anche l’acquisizione e la ripetizione di abitudini “caratteriali” di tipo emozionale, secondo modalità quasi automatiche, senza un corrispettivo rappresentazionale. Il concetto di memoria implicita si sovrappone e praticamente coincide con quello di memoria procedurale. Nel termine implicita è prevista maggiormente la mancanza di consapevolezza, mentre nel termine procedurale è implicita maggiormente la componente automatica.
Le diverse forma di memoria implicita vengono acquisite con forme diverse di apprendimento con l’intervento di aree diverse della corteccia cerebrale. La memoria implicita può essere definita come “un sistema della consuetudine”, come “la conoscenza che è espressa nel corso di una funzione senza che i soggetti abbiano la consapevolezza fenomenologica di possederla”. E questo potrebbe essere la rappresentazione scritta, sotto un’altra visione, del termine Postura, e di come attraverso il “memorizzare” un processo formativo corporeo, lo stesso in forma autonoma lo riproponga, o che, senza nessun processo formativo della postura, la stessa si instauri a prescindere. Questo significa che quando si è in preda a tali modalità, non si è privi di coscienza di ciò che accade, ma non si è in grado di svolgere un’adeguata funzione riflessiva e di autocoscienza e di identificazione su quanto sta avvenendo.
Esistono in letteratura altre quattro categorie della memoria implicita o procedurale, che vengono definite spesso con varie terminologie:
Memoria pratica: l’apprendimento di abilità motorie, cognitive unite ad un apprendimento percettivo.
Priming: una forma di rievocazione suggerita cui un’informazione è spesso recuperata più rapidamente se un’altra informazione ad essa strettamente legata è stata da poco evocata, il tutto senza che il soggetto ne sia consapevole.
Memoria emotiva – affettiva: tipo di memoria dove spesso vengono immagazzinate le esperienze che il neonato e l’adolescente percepisce e memorizza, per esempio la casa dei nonni, l’odore del profumo della madre, il colore degli occhi di una persona importante, il meccanismo è lo stesso della memoria associativa che consiste nell’associare uno stimolo ad un comportamento, anche senza il ricordo cosciente che spinge a fare l’associazione.
Memoria ed emozioni: l’importanza di Amigdala e Ippocampo. Molte persone ricordano esattamente cosa stavano facendo l’11 settembre 2001, mentre pochi ricordano cosa c’era per pranzo il giorno prima.
Perché è più facile ricordare un episodio che coincide con un forte
momento emotivo rispetto ad uno che si compie abitualmente?
In un lavoro recentemente pubblicato sulla rivista scientifica PNAS, un gruppo di ricercatori americani dell’Università del Wisconsin, utilizzando tecniche come la risonanza magnetica funzionale, hanno dimostrato come la sola aspettativa di andare incontro ad un’esperienza negativa o poco piacevole attiva due importanti aree cerebrali che favoriscono la memoria. Il nostro cervello anticipa continuamente il corso degli eventi, con lo scopo di garantire una continuità fra passato, presente e futuro; ovviamente tutto questo scorrere di pensieri è basato sulla propria memoria e teso, nell’incoscienza, al mondo dei sogni.
Grazie a diversi test si è riuscito ad identificare chiaramente due regioni del nostro cervello che sono molto attive durante un evento emotivo e nel pensiero dello stesso: amigdala e ippocampo, che sono due componenti di una delle parti più antiche del nostro cervello l’archicortex.
¬ Amigdala associata al consolidamento della memoria emotiva.
¬ Ippocampo essenziale nella memoria episodica a breve termine.
Oltre a ciò, i ricercatori hanno notato che più intensa è l’attesa di un forte evento emotivo, maggiore sarà il ricordo dello stesso una volta che sia avvenuto; ciò va però a creare un circolo vizioso molto pericoloso per lo stato mentale di una persona. Quanto più è solido un brutto ricordo, tanto più esso si riproporrà continuamente, generando stati d’ansia e paura anche a distanza di molto tempo, meglio noto col nome di disturbo da stress post-traumatico.
Tutte queste informazioni prese insieme, sostengono gli scienziati, hanno un’importante funzione in chiave evolutiva, in quanto l’anticipazione di eventi pericolosi porta ad uno stile di vita più cauto.
Ndga (nota di ga)
Tutto questo per arrivare a dire cosa?
Che nel nostro cervello esistono luoghi preposti a gestire tutte le informazioni che nell’arco della nostra vita riceviamo e che possono, attraverso specifici lavori (Meditazione – Yoga – Attività fisica specifica) essere stimolate per poter far si che siano e restino al loro massimo potenziale espressivo. Nella mia esperienza lavorativa manuale corporea, per esempio, mi sono reso conto di come anche le memorie dei tessuti possano essere causa di eventi dolorosi ed invalidanti, mal di schiena, collo, nevralgie varie, e che, se trattate in modo specifico possano essere rimesse in connessione con tutto il sistema corporeo.
Allo stesso modo con la pratica dello Yoga, (leggi pensiero scientifico), si può creare uno stimolo altrettanto importante ed assoluto.
Namaste
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