È da qualche tempo che leggo in rete articoli relativi alla depressione e di come la postura, la camminata, la meditazione possano ridurla fino a combatterla.
Fermandomi un attimo a riflettere in modo molto semplice mi sembra davvero folle che si debbano utilizzare “mezzi” come la postura, la camminata e la meditazione che se utilizzate prima ci avrebbero evitato di cadere in depressione, ma questo è il nostro modus operandi, prima ci si distrugge, poi se si è in tempo si cerca di porre rimedio.
Digitando il termine depressione su google uno dei primi link che appare da questa definizione, “La parola DEPRESSIONE indica uno stato di sofferenza psichica, anche se non dice nulla sulle cause della sofferenza stessa”….
Quindi siamo noi “viventi” a essere depressi, siamo noi che l’abbiamo creata e ora gli diamo una giusta connotazione razionale, anche verbale, per ridarci modo di tornare ad essere “viventi” non depressi???
La postura, il camminare e il meditare sono solo tre elementi basici dei tanti che fanno parte del progetto vita; il nostro corpo è fatto per muoversi quindi camminare ne fa parte, la postura che non è nient’altro che l’atteggiamento che adottiamo per contrastare la forza di gravità e che spesso è lo specchio del nostro vissuto e il meditare che a mio parere significa solo pensare ad una cosa alla volta non a cento. Tre elementi semplici che fanno parte di noi “viventi” ma che dobbiamo ricercare per distruggere quello che abbiamo creato con le nostre mani, la depressione.
L’INGRANAGGIO vita, che io identifico in questo modo perché il disegno geometrico dello stesso fa ben capire che o sei congruo con il tuo simile elemento (in questo caso meccanico) oppure corri il rischio di usurarti fino a distruggerti, non permettendoci di esprimere la nostra capacità vitale, non dandoci modo di esprimere le tre semplici cose trattate nei relativi articoli.
Il “vivente” non ha il tempo di fare nulla perché vuole fare tutto, non si può fermare altrimenti viene schiacciato dalla folla, non riesce a pensare perché è saturo o ha paura di farlo.
Mia semplice riflessione di quello che ogni giorno lavorando, vedo e tocco con mano.
Interessante quello che dici, Gaetano.
Non entro nel merito della depressione, che non conosco; per cui solo un piccolo commento ed alcune domande.
La ricerca sta scoprendo e dimostrando scientificamente dati che in fondo l’uomo (per lo meno l’uomo “saggio”) sa da sempre.
La correlazione simmetrica tra corpo e mente è una di queste. In tempi moderni e per rimanere in Europa, già Spinoza, nel ‘600, pensava che corpo e mente sono letteralmente la stessa cosa, solo osservata da punti di vista differenti. In altre parole, la realtà è unica ed interconnessa; ciò che varia è il nostro modo di osservarla.
In effetti, alla fine è SEMPRE questione di COME osserviamo noi stessi e gli altri. Sempre Spinoza sosteneva che la non-salute (più in generale la non-felicità) sarebbe questione di una errata o inadeguata conoscenza della realtà. Solo conoscendo adeguatamente la realtà (non solo o non necessariamente in senso intellettuale) io posso controllarla (ed eventualmente controllare ciò che di patologico vi è in me).
Fatte salve naturalmente tutte le possibili disfunzioni organico-cerebrali, forse nella depressione ed in generale nelle patologie “mentali” potrebbe esservi letteralmente un vivere “ignorando”? …
Lo yoga funziona e può aiutare chi sta male perché presuppone non solo la coincidenza tra corpo e mente ma anche tra conoscenza (di sè e del proprio corpo) e “salute”?…
Grazie Paolo del tuo preciso commento. Sono d’accordo con te sul fatto che è come NOI ci vediamo che interpretiamo la nostra vita e di conseguenza anche gli aspetti patologici. Ho letto poco tempo fa questa frase in rete di un mio collega Osteopata che scrive: “Le malattie NON ESISTONO, esistono solo le migliori risposte fisiologiche che un organismo può dare in quell’istante, nelle condizioni in cui si trova, quando avvengono determinati processi metabolici. Le risposte sono più o meno eclatanti a seconda del suo stato neurovegetativo” che letta così può sembrare un tantino esagerata e priva di logica, (la nostra logica, che prevede il dare sempre una risposta alla “patologia” in modo cruento e diretto, spegnendo il segnale che il corpo ci invia senza mai andare a verificare gli aspetti lontani dalla patologia che possono averla provocata) ma che se riletta con l’insegnamento che lo Yoga ci da, cioè ascoltare il nostro corpo non solo quando è lui che chiama ma sempre ed in ogni momento creando un’armonia tra il nostro sistema neurovegetativo simpatico e parasimpatico, può dare risposta al tuo ultimo quesito.
La mia risposta allo stesso è, SI lo Yoga funziona perché noi lo facciamo funzionare decidendo e cercando di entrare nel nostro sistema, arrendendoci all’evidenza eclatante dello stesso, lasciando che le cose che avvengono possano accadere senza forzare o frenare nulla.
Per l’altro tuo quesito non credo che lo stato depressivo descritto in questi simpatici articoletti possa essere definito patologico a livello cerebrale, ma penso che alcune malattie degenerative a livello centrale possano creare questo stato dell’IGNORARE, e di riflesso quello che diceva Spinoza può essere rafforzato e mi trova concorde.