Leggendo questo articolo mi è uscita una riflessione sul come conduco una pratica Yoga.
“Ogni volta che entro in sala guardo i miei allievi, aspetto i loro sguardi, il loro modo di porsi, cerco di percepire le loro necessita, la mia idea del tipo di pratica che farò in quella lezione è presente ma spesso vincono le sensazioni che ricevo, vince la volontà del momento. Negli anni in modo assolutamente involontario ho quasi sempre fatto così, e penso che sia così che si debba condurre una pratica Yoga, almeno per me. La ricerca del dettaglio nell’Asana non l’Asana, è uno scopo, le risposte alle domande, ai dubbi sono un Asana, non la forma scheletrica che la stessa crea attraverso il nostro corpo, il cercare di unire una molteplicità di cose all’interno dell’Asana tale da riempirla anche se la forma esterna non è quella pensata giusta, è Yoga. Sentire, percepire, ascoltare e conoscere rafforzano la pratica e credo che sia questa la vera essenza dello Yoga. Mi ritengo fortunato ad avere un gruppo di persone che credono, sentendo, in quello che cerco loro di insegnare, la mia vera forza sono loro ed è da loro che traggo l’energia per essere presente, attento, alle volte molto, troppo esigente, ma sento che loro sanno perché lo faccio e questo non diventa un “rigore” una “violenza” ma una semplice guida, una rotta.”
Namaste
Che dire….grazie, grazie per essere il mio Maestro, il mio Guru, la mia fonte di ispirazione. Solo grazie al tuo insegnamento posso dire che pratico Yoga, lo sento, non vedo più solo l’Asana, vedo un corpo che cambia, che si muove grazie al respiro…una cosa splendida, nuova, la sento così forte da volerla spiegare a chi non conosce questa disciplina o la pratica in modo sbagliato come noi ben sappiamo. Questo articolo è molto bello….l’allievo diventa Guru di se stesso, il maestro più importante perchè è sempre con lui….quando lo si arriva a capire e sentire, la pratica si fortifica.
Grazie…grazie Maestro.
Grazie Sonia del commento e grazie ancora di più per la fiducia che mi dai.
namaste
Grazie Maestro…. bellissimo il tuo “sentire”.
Sentire e realizzare attraverso le “risonanze” che ricevi.
Sentire un interesse spontaneo per i tuoi allievi.
Lo Yoga che tu fai è anche relazione, empatia, comunicazione. E’ dare un significato che conferisce ricchezza allo scambio. Ricchezza che volendo, reciprocamente portiamo tutti a casa, nessuno escluso!!
Mi unisco a Sonia nel dire che la costanza nella pratica crea un sentire nel corpo che portiamo a casa anche dopo la lezione e ci accompagna ovunque noi desideriamo percepirlo!
GRAZIA, GRAZIE, GRAZIE!!
NAMASTE’!
Grazie Giusy del tuo commento e grazie per la fiducia. Namaste
Non ti conosco, sono capitata per la prima volta in questo blog, ma trovo splendido quel che dici riguardo alla tua pratica di insegnamento dello Yoga. Non proporre una lezione preconfezionata ma far “vincere le sensazioni” del momento cogliendo l’energia del gruppo è un atto di accoglienza ed umiltà da parte di chi insegna. Il flusso che parte dall’insegnante, dev’essere morbido e ricettivo, se fosse rigido ed esclusivo non saremmo nello Yoga. Grazie. Namaste
Grazie Anna del tuo commento e grazie per aver colto il senso del mio “insegnare” Yoga. Namaste
La vera essenza e’ la tua forte presenza in sala, e’ quella capacità di trasmettere la propria passione e condividere la grande conoscenza, allo scopo di fornire gli strumenti utili per riuscire a superare le barriere fisiche e mentali che ci limitano nei ns schemi quotidiani. Quindi viva la libertà e soprattutto viva Gaetano :-)))
Grazie Barbara, è grazie a voi che riesco ad essere quello che sono, senza sarei nulla.
namaste