Rileggendo il libro “Perfeziono lo yoga” di André Van Lysebeth mi sono soffermato su questa prefazione fatta da Sri Aurobindo (uno tra i più importanti filosofi e maestri spirituali dell’India moderna) nel capitolo “nobiltà dello Hatha Yoga”
“Eppure sarebbe un errore sottovalutare l’importanza e il significato del nostro corpo fisico. Per colui che sa, per l’iniziato, il corpo è il sacro proscenio dove si svolge un atto di indicibile grandezza. Per questa ragione la conoscenza, o, meglio, l’esperienza cosciente di questo corpo è di fondamentale importanza per lo yogi e per tutti coloro che desiderano seguire il sentiero della meditazione. L’ostacolo che il fisico pone all’azione dello spirito non è un motivo per rinnegarlo. Ciò che ci crea le più grandi difficoltà ci offre nel contempo le più grandi opportunità. Rendere perfetto il corpo dovrebbe essere senz’altro il più grande trionfo. Non può esistere lo yoga integrale che ignora il corpo o fa del suo annientamento o rifiuto la condizione indispensabile per una perfetta spiritualità.”
L’essenza espressa in queste poche righe molto vere e imprescindibili mi ha fatto riflettere facendomi scrivere questo post “L’equilibrio fra yoga e anatomia” pubblicato su Yogasutra. Leggere alle volte che lo yoga può far male mi fa arrabbiare e mi dispiace per lo yoga, quello vero. La parola equilibrio ha una grossa assonanza con lo yoga, così come la conoscenza non solo dello spirito ma anche del corpo inteso come entità reale, concreta, tattile. Il giusto equilibrio con estremo rispetto di tutto, corpo e anima, penso sia un ottima via per evitare che si possa ancora trovare scritto che lo yoga può far male.
Bellissima citazione, e assolutamente condivisibile.
PS: Siccome a me piace fare continuamente confronti tra oriente ed occidente, e trovare parallelismi e similitudini, la bella citazione di Aurobindo me ne ha fatta venire in mente un’altra, di uno dei più grandi filosofi occidentali:
“Un’idea che esclude l’esistenza del nostro corpo non si può dare nella nostra mente, ma è ad essa contraria […], il primo e principale sforzo della nostra mente è di affermare l’esistenza del nostro corpo.” (Spinoza, Etica, cap.III, prop.10).
Direi che le due citazioni si sposano alla perfezione.
Grazie Paolo