Non racconto nulla di nuovo se scrivo che la muscolatura addominale gioca un ruolo molto importante nei confronti della pratica Yoga e delle sue Asana, ai fini di una maggior consapevolezza della pratica stessa. L’espressione e il significato intrinseco di ogni Asana ha un valore che va ben oltre il sapere quali muscoli si azionano, ma io penso sia altresì importante sapere e conoscere il più possibile del nostro corpo per poter esprimere il “progetto” Yoga al meglio, soprattutto al di fuori del momento della pratica.
Ed è per questo che oggi vi scrivo in merito ai ruoli dell’apparato muscolare addominale durante le nostre pratiche.
Gli stessi sono definiti da molti autori come:
- Stabilizzatori
- Motori gestionali su vari piani
- Contenitivi
- Protettivi
- Facilitatori della respirazione
In relazione alla gravità, le funzioni specifiche sopra elencate, giocano un ruolo determinante nei confronti dell’adeguato assetto e della relativa stabilità della colonna vertebrale; ad esempio, pensiamo semplicemente al carico che ogni giorno il nostro corpo e la sua colonna vertebrale debbono supportare.
E qui farò una breve digressione Osteopatica, per cercare di spiegare meglio il senso delle due parole “carico vertebrale“.
A livello Osteopatico la 3a vertebra lombare definita L3 viene definita “vertebra di gravità” in quanto è appunto il centro di gravità del corpo da cui partono le linee di forza verso gli arti inferiori. L3 è posta quasi alla sommità della lordosi lombare. Si trova all’interno di un rachide con curve fisiologiche, con il suo corpo vertebrale parallelo al piano trasversale corporeo, quindi è la prima vertebra realmente mobile del rachide lombare. Ed è per questo la vertebra più mobile e vulnerabile in quanto supporto di tutto ciò che sta al di sopra e sostegno di tutto ciò che sta al di sotto.
Questa digressione mi è servita per poter introdurre alcuni dati/studi clinici interessanti, (se pensati relativamente all’applicazione delle nostre Asana) fatti valutando L3 come centro gravitario corporeo, che hanno rilevato come nella varie posizioni quotidiane vi siano dei diversi carichi che il nostro corpo debba supportare, per esempio:
- In stazione eretta il carico è all’incirca 70 – 80 kg
- In posizione seduta il carico va dai 120 ai 150 kg circa
- In posizione flessa di circa di 20% il carico va dai 110 in su in base all’applicazione del carico eventuale
- In posizione flessa (corretta) con l’applicazione di un carico di circa 20 kg il carico va a 210 kg circa
- In posizione flessa (scorretta) con l’applicazione di un carico di circa 20 kg il carico va a 340 kg circa
- Durante il passo aumenta in modo esponenziale con l’aumento del peso corporeo e con la velocità del passo, fino alla corsa, partendo da 85 kg circa
Tutto questo valutando solo L3, sulla 5a vertebra lombare definita L5 in alcuni casi i carichi triplicano.
Potrei andare avanti ancora a descrivere altre tipologie di approccio corporeo relativo al carico antigravitario vertebrale, ma non è lo scopo di questo articolo.
Mi interessava però fare un focus su questo, in quanto, durante le nostre pratiche Yoga, i gesti che facciamo possono essere messi in similitudine con gli stessi utilizzati nello studio clinico appena letto. E da qui l’importanza della conoscenza della muscolatura addominale.
La stabilità vertebrale nel nostro corpo è assicurata da 3 sistemi di controllo:
- Passivo, rappresentato da strutture osteo-legamentose
- Dinamico, dato dai muscoli
- Neurologico, mediato dal sistema nervoso
In particolare, per quanto riguarda il sistema di controllo dinamico, studi approfonditi hanno dimostrato che questi piani muscolari abbiano diversi compiti:
- Quelli più profondi, agiscono sul senso di posizione
- Quelli intermedi, agiscono come stabilizzatori
- Quelli più superficiali, generano i movimenti più ampi
I muscoli più profondi sembrano essere appunto quelli fondamentali per la stabilizzazione della colonna vertebrale, ed è grazie alla loro integrità e al loro corretto funzionamento che è possibile assicurare una giusta funzionalità del rachide nei confronti della gravità.
Ogni muscolo addominale essendo innervato in modo autonomo permette una contrazione segmentaria indipendente. Questo gioca un ruolo molto importante soprattutto per la nostra pratica, in quanto ad ogni espressione motoria vi sarà possibilità di contrarre in modo analitico e specifico (avendone conoscenza) ogni porzione muscolare necessaria per la giusta espressione dell’Asana.
È cosa certa che nella maggioranza delle Asana la muscolatura addominale sia sempre sotto posta ad una azione specifica e combinata; come agonista, antagonista, stabilizzatrice e contenitiva.
Brevemente ora qualche appunto di anatomia e fisiologia di ogni singolo muscolo addominale in relazione ad alcune Asana.
Dividiamo la muscolatura addominale in 3 piani:
- Superficiale, retti addominali
- Intermedi, obliquo esterno e obliquo interno
- Profondi, trasverso dell’addome nella parete anteriore, psoas nella parete interna, quadrato dei lombi nella parete posteriore
appunti di studio di Gaetano Zanni
Complimenti per l’accuratezza e la chiarezza dei suoi articoli che li rendono utili e godibili da chiunque,anche da chi non ha una cultura specifica. Grazie!
Isuoi articoli sono eccezionali per accuratezza e chiarezza, utili e godibili anche da chi non ha specifica competenza.. Grazie!
Grazie Gina el tuo feed back 🙂
Scusami per il ritardo delle risposta. Grazie del tuo feed back. Spero di rileggerti presto. Seguici anmche si instagram 🙂