Stiffness

Ott 11, 2011 | Appunti di anatomia

Si definisce stiffness la risposta efficace data da un muscolo ad una perturbazione meccanica del suo stato di riposo: la forza e la velocità cioè con cui un muscolo reagisce ad un movimento passivo improvviso ed inaspettato. A livello biomeccanico lo stiffness dipende in parte dalla tensione ed in parte dalla lunghezza muscolare al momento della perturbazione e ciò è collegato al rapporto forza/lunghezza, rapporto dinamico, in costante cambiamento per ogni singolo muscolo. A livello neurofisiologico lo stiffness dipende dagli archi riflessi, quindi risulta essere un insieme di archi riflessi e situazioni biomeccaniche che, in ogni istante, influenzano sia il tono muscolare sia il movimento.

Lo stiffness di un muscolo rilassato o in condizioni di non carico antigravitario può essere molto basso, in questo caso la resistenza ad un movimento passivo opposta dal muscolo lo sarà altrettanto, facilitando stress di natura biomeccanica o muscolare.

Quindi è necessario “allenare” lo stiffness con un lavoro muscolare legato alla forza, alla contrazione agonista-antagonista (inibizione reciproca), e alla cocontrazione muscolare (quando due muscoli agonisti ed antagonisti si contraggono in modo sinergico e comune). Per esempio durante Uttanasana, flettendo il tronco, si potrebbe presumere che i muscoli addominali contraendosi inibiscano la contrazione della muscolatura posteriore della schiena, mentre invece in questo caso specifico, gli stessi contraendosi di riflesso aumentano lo stiffness. (vedi Trasverso dell’addome)

Risulta quindi necessaria una attivazione dello stiffness e del suo omologo Bandha in modo cognitivo comportamentale sopratutto nella muscolatura profonda e non in tutte le Asana. Allo stesso modo un eccesso di stiffness può trasformarsi in un problema. Per esempio, nel caso di ripetuti traumi tipo  lussazioni ad una spalla, lo stiffness che si instaurerà durante il movimento articolare potrà creare una sorta di “ingessatura” articolare, inibendo appunto il gesto espressivo della spalla. Altro esempio di stiffness negativo è l’accorciamento della catena muscolare posteriore causato da errate posture lavorative o sportive estreme, che provocheranno appunto una inibizione del movimento muscolare profondo, causando nel tempo stati artrosici o degenerativi a livello articolare.

La mie motivazioni

Durante la sua attivazione, che non avviene per contrazione ma per tenuta sono essenzialmente due le cose che accadono:

  1. la parete addominale retrude, riducendo il diametro trasverso
  2. la sua spinta posteriore provoca un grosso coinvolgimento recettoriale a livello dei piani profondi della parete addominale e di tutto il sistema viscerale.

Quindi ragionando sugli studi letti si può arrivare a pensare che durante la tenuta dello stesso in fase Inspiratoria, obbligando il diaframma a “scendere” piuttosto che “gonfiare” la pancia, possa attivare maggiormente il suo Stiffness – Bandha quindi il suo ruolo primario, di tenuta.

La fase Espiratoria fase in cui il diaframma sale e avviene un “risucchio viscero-addominale” , avrà lo stesso effetto ai fine della sua funzione.

Questa è la mia valutazione oggettiva rispetto al movimento diaframmatico e alla sua applicazione durante la pratica dello Yoga.

appunti di studio di Gaetano Zanni

 

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