Vi consiglio di leggere questo articolo molto interessante, associato ad uno studio scientifico, che spiega come lo yoga – se praticato nella sua completa forma che orienta anche verso comportamenti e stili di vita più corretti, come, ad esempio, mangiare meglio, non fumare, ridurre l’uso di alcoolici, ecc – possa portare benessere e migliorare in assoluto la qualità della vita di ognuno di noi.
E, fino qui, sostanzialmente nulla di nuovo. La novità, se così possiamo definirla, è la pratica domiciliare diversificata: uno dei fattori più importanti affrontato nel progetto-studio. La pratica intesa non solo come sequenza, ma come approccio allargato a diversi aspetti che la pratica stessa può suggerire: posizioni più intense, posizioni più meditative, pratiche di pranayama, letture dei testi sacri. Gli studi su diverse esperienze, hanno dimostrato come ampliare l’approccio in questo modo, a seconda dello status del singolo, abbia portato comunque un miglioramento sostanziale della qualità di vita.
Io penso che la pratica yoga, sia per chi la conosce sia per chi non la conosce, possa creare effetti che vanno oltre le nostre aspettative. Allo stesso tempo, sono convinto che sia doveroso continuare nella ricerca e nell’ascolto di altri tipi di pratiche e approcci, che abbiano ovviamente un senso etico rispetto alla pratica stessa.
Un percorso di conoscenza sempre più profonda del nostro corpo, che vada ben oltre il suo aspetto esteriore, può certamente portare ognuno di noi verso una maggior consapevolezza della pratica. L’incontro di una maggiore conoscenza del corpo e una maggiore consapevolezza, porta certamente a rafforzare la pratica stessa e al manifestarsi spontaneo di un maggiore benessere.
È così che funziona, in sintesi, il processo di autoguarigione: se rispetti il tuo corpo, si ha una probabile guarigione; se non lo rispetti, è probabile che si ammali.
A questo proposito, ho trovato in rete questa definizione, a mio parere molto significativa, di Manuela Borri Ariosto:
“Bisogna costantemente curare l’atteggiamento della propria presenza mentale durante tutta la pratica. La pratica acquista valore nel momento in cui si
osserva la mente come si comporta proprio durante la stessa pratica. E’ questa l’asana della mente. In questo atteggiamento il corpo diventa solo uno strumento della mente”
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