Yoga&Postura

Gen 2, 2013 | Parliamo di yoga

 

Lo scopo di questo articolo è di mettere su carta le mie esperienze a livello posturale nei confronti della pratica yoga, cercando di far percepire una concezione apparentemente nuova dei due termini yoga e postura.

Negli ultimi tempi si tende a definire lo yoga in diversi modi: un toccasana per la salute della nostra schiena, una “ginnastica” capace di dare più elasticità a plasticità al nostro corpo, una serie di “posizioni” (meglio definite asana) che aiutano a ritrovare un equilibrio oramai perso, una pratica che aiuta a rilassare, che migliora la postura etc etc. Potrei scrivere altre decine e decine di definizioni “commerciali”, ma nessuna di esse si avvicinerebbe a quello che lo yoga può farci fare e a non quello che fa.

La metafora che spesso utilizzo è questa: provate a pensare di sedervi sopra a uno scivolo per poi lasciarvi andare verso il basso, il vostro corpo scivolando eseguirà un’azione legata al luogo in cui viene effettuato (ambiente gravitario) e alla conformazione materica dell’oggetto su cui sta scivolando (lo scivolo). Allo stesso modo, in alcune pratiche yoga l’alternanza di alcune asana non fanno altro che, per la loro forma esterna e luogo dove sono svolte, produrre una figura, spesso geometrica, provocando uno stato di potenziale, ma temporaneo, “benessere”. L’evidenza pratica è che nel primo esempio per poter di nuovo scivolare e provare le stesse sensazioni sarà necessario ripetere il gesto, allo stesso modo nella pratica yoga per avere le stesse percezioni corporee si dovrà ripetere e ripetere le asana.

I Dogmi

Questo credo sia troppo limitante rispetto alla potenzialità dello yoga. Lo yoga non solo fa bene alla schiena, ma ci dà modo di percepirla in modo attivo e soprattutto cognitivo, alle volte anche “dolente”, imparando in questo modo ad averne cura e rispetto. Yoga non è solo una pratica temporale bi o tri settimanale, è una disciplina, è una regola di comportamento nella sua forma più ampia e meno restrittiva che si possa conoscere.  Questo non vuol dire per forza diventare vegetariani o non bere più caffè, ma vuol dire sapere cosa questo può eventualmente provocare e, di conseguenza, fare le proprie scelte in modo consapevole. Non vuol dire essere devoti a quale divinità Indù o meno e recitare per forza dei rituali di preghiera ma significa avere la possibilità di poter capire cosa siano e soprattutto cosa possano significare e, di conseguenza, fare le proprie scelte in modo consapevole. Infine, non significa diventare degli acrobati, fare posizioni oltre la fisiologia, ma vuol dire poter avere modo di capire cosa si ha sempre con sé, il proprio corpo, e come lo si può utilizzare in modo consapevole senza fargli del male, riversando spesso la colpa dei nostri errori sulla pratica yoga che di colpe non ne ha nemmeno una.

Utilizzando la metafora di prima, solo quando si sarà acquisita tutta una serie di conoscenze, informazioni, percezioni ci si potrà permettere di “scivolare all’interno dell’asana”, vivendo appieno non l’asana ma tutto quello che essa crea e ci dona e di cui è piena.

Un altro esempio chiarificatore a mio avviso è quello dell’assunzione dei farmaci. Il farmaco, parlando in modo generico e in questo specifico caso legato al dolore che possiamo avere a livello articolare nel nostro corpo (la schiena è una somma di tante articolazioni), una volta assunto attraverso il suo principio attivo inibirà i recettori che ci fanno sentire il dolore, il tutto in modo passivo, senza dover fare nulla. Praticando o assumendo metaforicamente una lezione di yoga, non possiamo pretendere che ci faccia passare il mal di schiena o il dolore, non basta fare un oretta o due la settimana per risolvere il problema in modo definitivo, così come non basta alle volte una sola assunzione farmacologica per ovviare al dolore. Non è mia competenza parlare dei farmaci se non come esempio ma posso di certo dire che il loro scopo è di sopprimere mentre scopo dello yoga è di riattivare. Il meccanismo perverso di vita in cui siamo spesso posti ci porta a fare “azioni” per risolvere il problema in modo immediato senza pensare che spesso queste “azioni” sono solo soluzioni temporanee, il farmaco ne è un esempio, fermo restando l’importanza di esso. Non avere tempo unito alla fretta di ottenere tutto e subito non ci danno modo di capire che ciò che di prezioso abbiamo è con noi, sempre e da sempre: il nostro corpo.

Yoga e mal di schiena

Quando mi viene chiesto se lo yoga risolva o meno il mal di schiena, io rispondo spesso NO: non è lo yoga, ma è la pratica dello yoga, anche e soprattutto al di fuori della lezione, che ci permette di sentire il dono prezioso che è il nostro corpo e di prenderci cura di lui. Solo attraverso il sentirci yogici, a prescindere dalla pratica, potrà aiutarci a risolverlo.

Le radici

A livello spirituale il termine yoga viene visto come una realizzazione dello stesso che può esprimersi con o senza le asana, e niente altro, quindi capite bene che la vera essenza non è fare asana ma fare yoga! Il termine ha origine dalla radice sanscrita “yug” che vuol dire “legare” “unire” che significa appunto l’unione con l’assoluto, intendendo per assoluto il Brahman che gli Indù considerano come colui che pervade, la consapevolezza che sta alla base di tutte le entità animate e inanimate. L’universo è consapevolezza, e questa consapevolezza è il Brahman.

La postura

Parlando invece di postura, termine oramai utilizzato da chiunque, spesso a sproposito o solo a fini commerciali, si potrebbero scrivere tante cose e sotto altrettanti aspetti: tecnico-scientifici, motorio-sportivi, ecc. Ma oggi mi vorrei soffermare brevemente sul suo significato rispetto la pratica yoga.

Partendo dal presupposto che ogni essere vivente dovrebbe essere in grado, sotto tutti gli aspetti, di adattarsi all’ambiente in cui si trova per poter sopravvivere e svolgere la propria attività di vita statica e dinamica. Questo adattamento richiede una miriade di necessità e possibilità di cogliere ciò che succede nell’ambiente stesso e conseguentemente di assumere le posizioni più consone alla situazione e alle proprie esigenze di comportamento; possiamo quindi capire quanto sia importante assimilare bene il significato del suo termine, in questo caso relativo alla pratica yoga. Una definizione che più sento vicina al termine postura è questa: l’atteggiamento caratteristico della specie, attinente al corpo nel suo insieme, mutevole nelle diverse condizioni e risultante da complessi meccanismi di correlazione ed integrazione neuromuscolare nei confronti dell’elemento in cui siamo, la gravità!

Tornando alla relazione tra yoga & postura il termine postura trova uno dei suoi significati nella definizione di asana, quindi ecco una diretta relazione, anche se la reale traduzione decriptata è “postura seduta”.

Essere in postura è come fare un asana oppure è mentre sono in un asana che faccio postura?

Nessuna delle due definizioni mi sembra corretta. Dire che lo yoga migliora la postura penso non sia vero in quanto non è lo yoga che lo fa, ma noi attraverso esso: molto differente a mio avviso. Io decido come vivere il mio corpo, io decido cosa fargli fare, io decido dove e come posizionarlo, non lo yoga. Lo yoga, educandomi a 360°, mi dà modo di poterlo fare, ma solo se faccio yoga in modo completo e non solo asana.

Così come non è giusto a mio avviso dire che lo yoga rieduca il nostro corpo, più corretto è dire che lo educa, in quanto nessuno ci ha mai fatto dono della conoscenza (quindi dell’educazione) del nostro corpo in modo così profondo, come per chi pratica yoga.

E qui a proposito della conoscenza vorrei soffermarmi un attimo. Nel corso del tempo ho visto che permettere ai miei allievi e a me stesso di conoscere il corpo e tutti i segnali che ci può inviare ha notevolmente rafforzato la pratica, utilizzando un metodo cognitivo, presente, “qui e ora.” Prendere coscienza del come “siamo fatti” dentro alle volte è folgorante, così come fui folgorato  durante il mio percorso di studi osteopatici, percorso che mi fece capire l’assoluta relazione tra osteopatia & yoga e che ancora oggi mi affascina ogni volta che vedo un asana sotto questa formula.

La postura (asana), se mantenuta in modo corretto (fisiologico), potrà arrivare a modificare la  nostra forma e nel tempo anche la funzione del singolo elemento stimolato, elemento che facendo parte di un corpo “globale” non potrà far altro che ricreare nuovi schemi motori. Sicuramente più positivi di quelli presenti.

Il termine forma in poche parole è la capacità, di ogni singolo elemento del nostro corpo di adattarsi ad una specifica richiesta, la funzione è la sua capacità espressiva in base al ricevuto. Gli esempi possono essere tanti, e spesso posso essere negativi; pensiamo per esempio ad un piede costretto a rimanere per ore dentro ad una calzatura che non gli permette una giusta espressione motoria fisiologica oppure atteggiamenti o vizi posturali “obbligati” durante un attività lavorativa etc etc. Ma ricordiamoci sempre che siamo noi a decidere in modo consapevole cosa fare, non è lo yoga o la postura.

Quindi yoga & postura si potranno coniugare solo quando avremmo avuto modo di capire le vere essenze del significato di ognuno dei due termini; per fare questo occorre tempo, una guida che ci possa far “vedere” oltre il visibile e occorre soprattutto la volontà dell’agire, del fare per attivare non per sopprimere.

Namaste – Gaetano

2 Commenti

  1. Gian Luca

    Grazie per l’esposizione semplice e chiara di cosa vuol dire praticare yoga, secondo me adesso lo yoga è molto in voga e tutto si mescola a fini personali, commerciali ed economici e tutto questo è fuorviante ai fini dello yoga.
    Il tuo approfondimento porterà molti praticanti a porsi delle domande e a cercare risposte sul perché stanno praticando, altri saranno stimolati ad una ricerca di maggior consapevolezza e solo per questo molti ne avranno giovamenti nella loro pratica.
    Grazie!!

  2. Gaetano

    Grazie a te Gian Luca del commento, spero davvero di riuscire a trasmettere quello che lo studio Osteopatico mi ha dato nei confronti della pratica e dello studio Yogico. Le analogie e similitudini sono centinaia e ogni volta che me le ritrovo mi lasciano senza parole.

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